La voce Del Giudice
Note sull'allestimento della mostra "Tracce del secolo breve": "La Voce Del Giudice"
Cooperativa Collina rileva le Edizioni "E" con le quali avevo collaborato nei primi anni '90. Il professor Piero Del Giudice ne è la mente scientifica. Lo conobbi tramite Sandrino Ciocchi con il quale curai la copertina di un libro sulla diaspora jugoslava mentre nel biennio raccontato in questa pagina si narra di come un semplice manovale affiancato ad un architetto alle prese con l'installazione di una mostra si imbatta nuovamente nel professore, nella sua arrogante e geniale intelligenza e contempli lo sfacelo di un corpo anziano alle prese con i doveri organizzativi di una mostra colossale dedicata all'arte prodotta durante la Prima Guerra Mondiale. Coadiuverò l'architetto Christian Del Giudice, omonimo del professore, a 360°: dal facchinaggio più brutale alle rifiniture dell'installazione, dalla risoluzioni di problemi tecnici alla realizzazione di copie sostitutive di opere rimaste bloccate in dogana e video-pirata autoprodotti segretamente (ma apprezzati dal professore stesso) con la fantastica appendice del viaggio a Trento dove la mostra verrà reinstallata presso il Castello del Buonconsiglio.
Musi da museo
Ci vuole una particolare attitudine, una vocazione. Civogliono delle motivazioni forti, se non hai una vocazione a fare relazioni e sorveglianza in un museo, devi essere interessato alla materia esposta o avere figli a carico. Restare sospesi in queste bolle atemporali, vedere le masse di visitatori accorrere e veicolarne il flusso o peggio non essere visitati affatto e morire di noia. E poi l'imperturbabilità, contemplare lo scorrere del tempo che scivola fra le dita ed avere come unica consolazione la buona compagnia dei colleghi. Se viene a mancare quella resti sospeso, mummificato, imbalsamato, esposto come reperto della volontà di un ministero, di un assessorato. Ci vuole un "muso da museo" per restare in un museo.
Traslocando Collina
Fra le incombenze di vario genere che mi è capitato di svolgere per Collina c'è stata quella del trasloco dalla sede in Zona Industriale alla centralissima via dell'Orologio, a due passi da Piazza Unità. La cooperativa doveva tagliare i costi dato che era ormai operativa la transizione dell'appalto di guardiania dei musei alla concorrenza. A parte il solito facchinaggio, di quel trasloco mi è stato affidato un incarico particolare: appendere i quadri alle pareti. Cioè a dire "dato che hai ricevuto lauti compensi per aiutare ad allestire le mostre del professor Del Giudice, ottimizziamo l'investimento in formazione usandoti per allestire le pareti dei nostri uffici". Del porco non si butta niente. Ma mi sono divertitio anche in questo frangente, ai tempi ero persino grato. A conti fatti e col senno di poi mi sentivo umiliato ma facevo buon viso a cattivo gioco. Ma soprattutto meditavo sul fatto che ero stato nella sede di via Querini come manifestante quando la cooperativa voleva vendere e non comprare Radio Fragola.
Il privilegio di trovarsi dappertutto a casa propria appartiene solo ai re, alle puttane e ai ladri.
- Honoré de Balzac, Splendori e miserie delle cortigiane, 1838/47